Impariamo a scegliere un olio EVO. Un buon olio evo lo riconosci dal sapore, ma prima di assaggiarlo saper leggere l’etichetta non guasta, anche per evitare di imbattersi in un presunto olio d’oliva italiano, le cui olive provengono da ben altro paese.

Sia che venga utilizzato per cucinare, sia che venga gustato “a crudo” per condire (o meglio come ingrediente per il nostro Viridior), l’olio extravergine di oliva è uno di quei prodotti di cui non possiamo assolutamente fare a meno.

Come scegliere un olio EVO?

Per essere sicuri di portare un buon olio d’oliva nelle nostre tavole, dobbiamo innanzitutto fare attenzione al prezzo. Se è troppo basso difficilmente soddisferà il nostro palato.

Dietro ad un prodotto di qualità c’è una cura e un’attenzione che hanno inevitabilmente un costo.

Quando l’olio italiano è straniero

Istintivamente associamo ad un nome italiano un’oliva italiana, ma è bene sapere che gli oli delle marche più conosciute difficilmente vengono prodotti con le nostre olive, o almeno non solo.

Soffermatevi a leggere le etichette, un buon olio riporterà sicuramente informazioni chiare sulle caratteristiche del prodotto, sulla provenienza delle sue olive e sulla località in cui è avvenuta la trasformazione.

Se non si riesce a carpire l’informazione sulla località d’origine dell’olio, perché non è scritta chiaramente o perché è scritta con caratteri microscopici, lasciate pure il prodotto sullo scaffale.

Quello che più stupisce, ad un’attenta analisi, è la massiccia presenza di olio straniero nella stragrande maggioranza delle bottiglie in commercio. Altro non sono che mescolanze di oli italiani, comunitari ed extracomunitari.

L’olio viene prodotto con olive provenienti da Turchia, Tunisia, Grecia, ovviamente Italia e, soprattutto, dalla Spagna, il maggiore dei produttori tra i paesi del bacino del Mediterraneo.

In Spagna sono riusciti ad abbattere i costi di produzione grazie alle coltivazioni super intensive, che a nostro avviso, oltre a deturpare il paesaggio, compromettono il suolo e la qualità stessa delle olive,  e, di conseguenza, alla raccolta meccanizzata. Addirittura marchi italiani storici, molto noti, sono stati acquistati da colossi spagnoli dell’olio.

L’aspetto peggiore del prodotto industriale è il modo in cui viene standardizzato per fare in modo che i consumatori riescano a percepire sempre lo stesso sapore, in tutto lo stivale.

Se ne avete la possibilità, scegliete sempre un olio extravergine di oliva proveniente da un’azienda artigianale che conoscete.

L’olio deve sempre dare un sentore di fruttato, piccante e amaro, perché è una peculiarità data dalla presenza dei polifenoli che proteggono il prodotto dall’ossidazione e creano una serie di benefici alla salute di chi lo consuma.

Se il consumatore vuole rinunciare al piccante e all’amaro deve rassegnarsi ad utilizzare olio di scarsa qualità.

La legge europea che permette alle etichette di restare vaghe

In merito all’olio EVO, il Regolamento 182 CE, in vigore dal 6 marzo del 2009 ha imposto l’indicazione, nell’etichetta, della provenienza anche delle olive utilizzate per fare l’olio.

Per quanto la legge italiana tuteli il settore, il regolamento europeo, cui si deve comunque sottostare, consente invece di poter utilizzare indicazioni vaghe quali “olio extravergine comunitario”.

Sicuramente un passo avanti perché permette comunque all’acquirente di poter sapere che l’olio sugli scaffali è stato ricavato da olive non italiane.

Il Codice doganale comunitario, permette, quando una merce viene prodotta in collaborazione tra più paesi, di considerarla originaria del paese in cui è avvenuta l’ultima trasformazione o “lavorazione sostanziale ed economicamente giustificata”. Questo mescola un po’ le carte e può creare ulteriore confusione.

Quando ci troviamo di fronte a miscele tra oli di oliva comunitari e non comunitari non possiamo sapere quali siano i paesi di provenienza, non possiamo di conseguenza sapere quali leggi nazionali regolamentino la produzione e se quindi sia permesso o meno, in quel determinato luogo, il trattamento con prodotti chimici.

Olio con garanzie di qualità

  • Olio di Oliva Biologico

Un olio di oliva biologico garantisce che le olive non siano state sottoposte a trattamenti con pesticidi e/o altri trattamenti chimici.
L’olio extra vergine di oliva che ne deriverà sarà di certo salutare e non conterrà tracce chimiche.

  • Olio Dop e IGP

Un olio extravergine di oliva per meritarsi il marchio DOP o IGP avrà dovuto rispettare delle regole molto severe, che lo tutelano da contraffazioni, e possono facilitare le scelte dei consumatori.

  • Olio EVO spremuto a freddo

Un olio extravergine d’oliva spremuto a freddo garantisce che le sue peculiarità non siano state alterate durante la trasformazione e che quindi, il prodotto finale, avrà mantenute intatte le note caratteristiche del frutto da cui è stato estratto.

Infine vogliamo parlarvi dell’olio EVO Viridior, che non solo rispetta tutti i requisiti richiesti ad un olio di qualità “chemical free”, a partire dalla coltivazione e cura della terra, alla raccolta a mano dell’oliva fino ad arrivare alla molitura a freddo entro le 12 ore dalla raccolta, ma che segue rigorosamente i disciplinari  “IGP Sicilia” e “DOP Valle del Belice” e dell’agricoltura biologica.